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I radicali italiani promuovono una nuova iniziativa contro il proibizionismo: il Radical Social Club

  • Da qualche mese in Italia si sente parlare del Cannabis Social Club, l’iniziativa popolare per la legalizzazione della cannabis promossa dai Radicali Italiani, che prevede la cessione di un semino di cannabis per ogni nuovo iscritto. A Dinafem abbiamo deciso di appoggiare questa campagna politica con la donazione dei nostri semi. Ma in cosa consiste il progetto nel suo complesso? Abbiamo intervistato il presidente del movimento, Antonella Soldo, che ci ha spiegato cosa ha spinto questo partito politico, che combatte da anni questa battaglia, a compiere un’azione così provocatoria.
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Com'è nato questo progetto multisfaccettato ? Di cosa si tratta esattamente?

Il Radical cannabis club è una campagna con cui cerchiamo di portare avanti tutte le iniziative del nostro movimento sui temi dell'antiproibizionismo. A chiunque la richieda inviamo una tessera contenente un seme di cannabis. In un mese dal lancio, oltre 500 cittadini hanno aderito. Gli obiettivi sono quelli di portare all'attenzione del parlamento e dell'opinione pubblica il tema dei benefici della legalizzazione della cannabis, di continuare a lavorare per l'affermazione della cannabis terapeutica, di creare un fronte europeo su questo, e di proporre soluzioni per governare il fenomeno dei rischi correlati al consumo di sostanze diverse dalla cannabis.

Quali sono le differenze con le passate campagne già attivate dai Radicali?

La battaglia per la legalizzazione della cannabis è una delle più antiche battaglie radicali: la prima disobbedienza civile su questo Marco Pannella la fece nel 1975. é tempo di vincerla. La novità di questa campagna consiste nel fatto di voler creare una rete più ampia e robusta di cittadini che insieme portino avanti delle iniziative sul tema.

Quali sono le maggiori criticità che politiche e metodi proibizionisti hanno causato sul piano sociale, sanitario, della giustizia e dell'informazione?

La cannabis è la sostanza più criminalizzata del nostro paese: sono 13 mila i procedimenti aperti, molti più di quelli per cocaina ed eroina. A finire in carcere sono soprattutto i "pesci piccoli" piccoli spacciatori e semplici consumatori. In aumento sono i sequestri di piante di cannabis: anche tra i minori. Criminalizzare un comportamento diffuso quanto quello del consumo di alcool e tabacco - sono le parole della Direzione nazionale antimafia non ha senso: intasa i tribunali, distoglie le forze dell'ordine dall'occuparsi di reati più gravi e riempie le carceri.

Una parte del progetto è dedicato all'informazione nelle scuole. Come mai c'è tanta adesione da parte degli studenti nel trattare questo tema?

Quello della cannabis, e più in generale delle droghe, è uno dei temi più sentiti dagli studenti. Che spesso sono poco o nulla informati. E, invece, sono i più interessati: secondo i dati di un grande studio europeo (ESPAD) 2/3 degli studenti italiani nell'ultimo anno ha fatto uso di una qualche sostanza. la maggior parte ha usato cannabis, ma molti hanno usato cocaina eroina e stimolanti. Soprattutto molto alto è il dato di quelli che hanno assunto più sostanze e alcool, e il dato di quelli che hanno assunto sostanze sconosciute, senza conoscerne cioè i rischi.

Consapevoli che la priorità è garantire la possibilità di scegliere la propria cura, in che modo si può semplificare l'accesso alla Cannabis terapeutica?

Ancora oggi il grosso della fornitura della cannabis terapeutica italiana viene dall'estero: le procedure burocratiche sono molto complicate e spesso non sono conosciute né dai medici né dai pazienti. L'ostacolo fondamentale, infatti è proprio quello della disinformazione del personale medico.

Qual è lo stato reale del processo di legalizzazione nella politica italiana?

Per la prima volta nella storia del nostro parlamento un numero consistente di parlamentari - 300 - ha sottoscritto un disegno di legge per legalizzare la cannabis. Sono molti, è vero, ma non basta: la maggior parte è ancora restia ad affrontare un dibattito serio e razionale. Per questo è importante lavorare per fare pressione sul parlamento affinché si assuma le proprie responsabilità.

Quali sono le realtà contrarie alla legalizzazione? Perché si oppongono?

Sono soprattutto, come da tradizione, gli ambienti di destra. Ma non solo. Le ragioni sono da rintracciare in pregiudizi ideologici e in una concezione della politica moralistica e paternalistica. Uno degli argomenti chiave di questa retorica contro la legalizzazione della cannabis è che "fa male ai giovani". I dati, purtroppo, ci dicono che sono le politiche proibizioniste a far male ai giovani.

Con quali realtà a livello europeo avete avuto modo di collaborare?

Lo scorso anno abbiamo promosso una petizione rivolta al parlamento europeo, nella convinzione che occorrano politiche unitarie contro un mercato delle droghe che è già unico. Migliaia di cittadini europei la firmarono. L'obiettivo di quest'anno è quello di creare un coordinamento europeo: in queste settimane stiamo prendendo contatti con tutti i partiti e movimenti impegnati sul tema.

Fino ad ora che risultati avete ottenuto? Quali sono le prospettive future del progetto?

Lo scorso anno abbiamo depositato una proposta di legge di iniziativa popolare con le firme di 68mila cittadini. Abbiamo organizzato centinaia di incontri e dibattiti in tutt'Italia. Abbiamo lavorato per promuovere leggi regionali per semplificare l'accesso alla cannabis terapeutica. Scritto pubblicazioni in merito. Le prospettive per il futuro riguardano innanzitutto l'approvazione della legge per la legalizzazione della cannabis. E poi continueremo a lavorare perché la cannabis terapeutica sia finalmente considerata un farmaco come tutti gli altri. In Italia e in Europa. E ancora, è il momento di affrontare la gestione dei fenomeni legati al consumo e alla vendita delle altre sostanze.

Ringraziamo Antonella per averci dato un quadro completo sull’iniziativa popolare e i motivi che hanno spinto i Radicali a promuoverla. Noi a Dinafem condividiamo gli stessi ideali che spingono l’azione politica, non possiamo che appoggiare la campagna. Ci auguriamo che gli sforzi compiuti portino i risultati attesi e che sempre più persone possano far rete tra loro per accrescere la conoscenza sugli effetti positivi e negativi che questa pianta ha per l’uomo. Perché? Continuare ad ignorare è dannoso per la salute.

29/03/2017

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