- In attesa della legislazione promessa che depenalizzerà la vendita di marijuana ricreativa e senza conoscere la riforma, produttori legali e dispensari che operano in una zona d'ombra conducono una guerra aperta in cui ognuno di loro ha le proprie richieste relative al giro d'affari della pianta.
- Arresti, blitz e la chiusura di alcuni dispensari hanno dato il via a un conflitto che sembra che non si risolverà fino all'entrata in vigore della nuova legge.
Il Governo canadese ha stabilito una data per la nuova legge che legalizzerà la vendita di marijuana medica e ricreativa nel paese. Il suo ministro della Salute, Jane Philpott, ha annunciato recentemente che nella primavera del 2017 verrà introdotta la nuova legge che, secondo l'attuale composizione del Parlamento Nazionale, dovrebbe essere approvata senza ulteriori problemi.
Non si conoscono ancora i dettagli del testo né le modalità con cui il Governo pensa di regolamentare la compravendita della pianta, ma l'annuncio aggiunge altra legna al fuoco in un conflitto che vede partecipi diversi attori del mondo della cannabis canadese, che aspettano impazienti l'arrivo della legge.
Recentemente, città come Toronto hanno assistito all'apertura di un gran numero di dispensari, in vista della legalizzazione. A Vancouver, la cifra di questi locali è già a quota cento. Molti non passano inosservati e hanno grandi foglie di marijuana nelle loro insegne.
L'attività di questi negozi di vendita diretta al pubblico non è nuova. Per molti anni, diversi dispensari hanno venduto marijuana terapeutica ai pazienti con ricetta, mentre i proprietari, tra cui molti attivisti, conducevano le loro battaglie per la legalizzazione della pianta.
Con un equilibrio fragile, e con le autorità che chiudevano un occhio, questi locali operavano senza grandi problemi legali. Ma l'aumento del loro numero ha iniziato a preoccupare le forze dell'ordine e quei produttori che seguono per filo e per segno l'attuale legislazione canadese. Secondo alcuni dispensari, tali produttori non sono rimasti a guardare ma hanno usato tutto il loro potere politico ed economico per riuscire a far sì che si producessero gli arresti.
Produttori legali
Il numero di compagnie autorizzate a vendere cannabis terapeutica è aumentato progressivamente da quando il Governo conservatore del paese ha approvato nel 2014 una normativa (Le Regolamentazioni della Marijuana con Finalità Mediche, dall'inglese MMPR) che regolamenta l'esistenza di produttori con licenza. Da allora, coloro che potevano permettersi economicamente di lanciarsi nell'impresa in modo legale e acquisire uno di questi permessi (la maggior parte uomini d'affari con molto denaro e interesse economico nella pianta) si sono inseriti nel mondo della cannabis. Senza dubbio, la vendita di marijuana prodotta deve essere effettuata attraverso la posta, con ricetta medica e senza contatto diretto con il cliente, contrariamente a ciò che accade nei dispensari.
I 27 produttori legali attuali, contrariati nel vedere che una parte del denaro della cannabis continua a scappare ai controlli e ricade sui piccoli locali che ignorano l'attuale legislazione, sono in piede di guerra con i canali di vendita diretta della pianta, sia vecchi che appena inaugurati. E, con grande rammarico per questi piccoli proprietari, il loro potere sembra aver aiutato nel raggiungimento dei loro obiettivi: recentemente, le strade di Toronto sono state le protagoniste di vari blitz e arresti. Infatti, la polizia ha arrestato un totale di 90 persone, ha registrato oltre 43 locali e ha presentato un totale di 186 accuse penali contro vari proprietari di dispensari. In una conferenza stampa successiva ai blitz di Toronto, il capo della polizia della città, Mark Saunders, ha ricordato che "solo i produttori con licenza sono autorizzati a commercializzare marijuana terapeutica, in modo sicuro e a norma di legge".
I 27 produttori legali attuali, contrariati nel vedere che una parte del denaro della cannabis continua a scappare ai controlli e ricade sui piccoli locali che ignorano l'attuale legislazione.
A Vancouver, l'altra città con un'alta concentrazione di questi piccoli locali, varie attività relazionate alla pianta hanno ricevuto una lettera che notificava la chiusura immediata. Marc Emery, attivista per la legalizzazione e proprietario di un dispensario che ha ricevuto la comunicazione della chiusura, ridicolizza la posizione che sta assumendo l'amministrazione e punta il dito sui produttori. "Gli arresti, la prigione e i precedenti penali non si usano più contro i criminali. Non si usano per coloro che sono stati ideati. Queste "punizioni" si sono convertite in una norma degli affari che i produttori vogliono portare avanti disperatamente per garantire un mercato esclusivo", spiega.
L'attivista si mostra indignato con le autorità e i produttori che difendono che la cannabis regolamentata sia l'unico tipo di cannabis sicura e ricorda che per molti anni i dispensari canadesi hanno commercializzato marijuana che ha aiutato numerosi pazienti senza provocare nessun problema. Infatti, secondo Emery, i pesticidi e i prodotti chimici che utilizzano i grandi produttori dovrebbero essere maggior motivo di preoccupazione. "Questi produttori dicono che la loro marijuana è sicura, e che il milione di canadesi che compra o ha comprato in un negozio dedicato alla cannabis o in un dispensario durante gli anni anteriori mente quando dice che è felice acquistando il prodotto in uno di questi luoghi", aggiunge.
Anche sua moglie, Jodie Emery, giornalista di POT.TV, presente nella conferenza stampa di Toronto, ha accusato direttamente i produttori davanti alle telecamere. "Si tratta solo di proteggere i profitti delle aziende che hanno inviato la polizia ad arrestare delle persone per salvaguardare i propri interessi economici", ha dichiarato.
Nonostante certi produttori descrivono queste accuse da parte del mondo dei dispensari come "la teoria del complotto", molti di questi imprenditori con licenza, che invertirono decine di milioni di dollari per convertirsi in concorrenti legali, non erano molto contenti vedendo che i politici non facevano nulla per fermare la proliferazione di nuovi dispensari a Vancouver e Toronto.
"Non ci piace vedere persone arrestate... Però crediamo nella legislazione", ha affermato Mark Zekulin, il consigliere delegato di Tweed, una compagnia con licenza dedicata alla produzione di cannabis. Anche Neil Closner, CEO di MedReleaf, un produttore con licenza con una struttura di 55.000 metri quadrati a Markham, riconosce che non gli dispiacque di vedere la polizia in azione, anche se sostiene che non era implicato "direttamente" nei fatti.
Un altro dei produttori che non ha mostrato nessun dispiacere in seguito agli arresti è stato Ronan Levy, cofondatore delle Canadian Cannabis Clinics, dove medici specialisti prescrivono marijuana ai pazienti che ne hanno bisogno. In particolare, Levy si riunì un anno fa con un assistente dell'Ufficio del Sindaco di Toronto, John Tory, per protestare sull'espansione della pianta.
"Eravamo come i tassisti nel dibattito contro Uber. Stavamo facendo le cose in totale legalità, lavorando con il dipartimento della Salute del Canada", spiega. "E poi vedi che aprono altri dispensari. Fanno affari rapidi e vedono più gente in un'ora di quella che passa per le nostre cliniche in un giorno intero", protesta.
Il professore della scuola di Diritto Osgoode Hall dell'Università di York (Toronto), Alan Young, che ha lavorato nell'area della riforma della cannabis, crede che, più che per i produttori, la reazione della polizia è dovuta alla "visibilità" dei dispensari. Secondo lui, invece di festeggiare i passi progressisti, il paese preferisce mantenere le cose sotto un profilo più basso e discreto possibile. Secondo il suo punto di vista, fino all'arrivo della legge le autorità preferiscono che non ci siano queste insegne per la città. "Non volevano sentire di aver perso il controllo", afferma.
Vari mesi prima dell'arrivo della nuova legislazione, due modelli di attività totalmente opposti si affrontano tra di loro. Denaro, potere politico e piena legalità da un lato, contro libertà, tradizione e attivismo dall'altro, aspettano una decisione fondamentale per il futuro della marijuana nel paese, mentre si osservano diffidenti tra loro, ancora incapaci di sapere se potranno convivere insieme.
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