- Forse hai già sentito parlare di breeding in passato, magari sai anche quale ruolo svolgono i breeder nell’industria della cannabis, ma sai veramente in cosa consiste questo mestiere?
- In quanto incaricati della ricombinazione dei geni delle piante per l’ottenimento e la commercializzazione di nuovi ceppi, i breeder sono un caposaldo della creazione di nuove varietà di marijuana.
- Vuoi conoscere i segreti del breeding più da vicino? Il nostro team tecnico è qui per risolvere ogni tuo dubbio!
I breeder svolgono un ruolo fondamentale nelle banche di semi, dal momento che sono i responsabili della creazione delle nuove varietà nonché del miglioramento di quelle che esistono già. Nella nostra foga di sapere di più su questo mestiere, ci siamo rivolti direttamente al nostro team di breeder, perché chi se non loro poteva spiegarci cosa succede esattamente dietro le quinte? Come vengono create le nuove varietà di marijuana? In cosa consiste esattamente questa professione? Continua a leggere per saperne di più!
Cos'è un breeder?
Un breeder è colui che si occupa di creare varietà di cannabis dalle caratteristiche speciali o comunque migliori o diverse di quelle già disponibili sul mercato. Per dirla in parole semplici, il breeder cerca di migliorare e diversificare le genetiche di marijuana. Nel settore della cannabis, i parametri che determinano quali tratti conviene rafforzare sono molto soggettivi, dato che dipendono da fattori quali la domanda di mercato o la redditività economica del processo di produzione.
Le varietà che ritroviamo nel mercato della cannabis di oggi sono ricombinazioni genetiche di altre varietà create dai breeder tramite processi di selezione e allevamento. Si potrebbe dunque dire che i breeder sono il pilastro delle banche di semi, senza i quali non ci sarebbero nuove varietà da immettere sul mercato.
Quali qualità deve avere un breeder?
Pazienza: i processi di breeding non vengono completati da un giorno all'altro, ma comportano un lungo percorso di allevamento e selezione che può protrarsi per anni, senza alcuna garanzia di successo. Infatti, può capitare che dopo mesi, addirittura anni, di lavoro, il breeder si trovi ad un punto morto e se ne accorga che non vale la pena andare avanti. Per questo motivo, un buon breeder deve avere pazienza e perseveranza per svolgere il proprio lavoro e accettare le sconfitte con saggezza e umiltà.
Criterio: il breeder deve essere in grado di individuare i tratti che conviene selezionare. Qualora il breeding venga svolto per la commercializzazione di genetiche su larga scala, egli dovrà trovare il giusto equilibrio tra i propri gusti e le preferenze del pubblico.
Acutezza dei sensi: considerando che i processi di breeding si fanno ad occhio, il breeder deve avere la capacità di avvalersi dei propri sensi per valutare le caratteristiche delle piante e decidere quali individui eliminare. La vista, l'olfatto e addirittura il tatto rivestono quindi un ruolo fondamentale. Pur essendo vero che nell'attualità i laboratori sono determinanti nei processi di selezione delle banche di semi quali Dinafem, l'occhio dei breeder resta comunque indispensabile.
Esperienza: i breeder non si formano da un giorno all'altro, servono anni di lavoro per poter assimilare tutti i concetti necessari.
Come si svolge il processo di breeding?
1. Il breeder definisce il suo obiettivo, cioè la pianta "ideale" in base alla quale sceglierà le piante parentali, che dovranno essere il più simili possibile all'ideale stabilito.
2. Una volta selezionati i parentali in funzione dei tratti desiderati, questi vengono incrociati in modo tale da produrre la prima generazione (F1).
3. Gli individui della F1 che più si avvicinano all'ideale stabilito, vengono analizzati e selezionati.
4. Gli individui della F1 che mostrano le caratteristiche desiderate vengono incrociati fra di loro (inbreeding) o con i parentali (retroincriocio) a seconda dell'obiettivo.
5. La progenie della F1, ovvero la F2 (seconda generazione), è analizzata in cerca degli individui più assimilabili alla pianta ideale, dopodiché vengono selezionati e incrociati per produrre la F3. Il risultato, cioè la terza generazione, è spesso costituito da una popolazione stabile, anche se in determinati casi, come per esempio nelle genetiche autofiorenti, serve una quarta generazione per assicurare la stabilità della varietà.
A quali tratti fanno attenzione i breeder quando creano una nuova varietà?
Vigore: questa caratteristica è molto apprezzata dai coltivatori, poiché le piante che crescono con forza spesso raggiungono dimensioni maggiori e producono dunque raccolti più abbondanti.
Adattabilità: un tratto molto importante, soprattutto considerato il fatto che nell'attualità la marijuana viene coltivata in tutto il mondo, in condizioni ambientali molto eterogenee.
Rusticità: fa riferimento alla capacità delle piante di sopravvivere in presenza di condizioni climatiche avverse, quali temperature calde o fredde, umidità o siccità.
Resistenza ai parassiti e le malattie: proprio come nel caso della rusticità, è possibile fare in modo che le varietà siano particolarmente resistenti a determinate malattie o fattori che possono attaccare le piante.
Maturazione: quando si tratta di cannabis, i tempi di maturazione sono fondamentali. Sia per la produzione di fibra, di fiori o di semi, conoscere il punto di maturazione delle piante è un fattore chiave per il raccolto.
Rapporto calice/foglia: dal momento che solitamente è legato alla capacità produttiva della pianta, il rapporto calice/foglia è un altro parametro fondamentale per i breeder, che si concentrano sulle cime principali della pianta per farne la valutazione. Un rapporto calice/foglia di 1:1 può essere considerato scarso, mentre uno di 2:1 è normale; uno di 4:1 o 5:1, buono, e uno tra 7:1 e 10:1, eccellente. In genere, un buon rapporto calice/foglia è sinonimo di un buon raccolto (in termini di quantità, non di potenza) e agevola la conciatura delle cime.
Tratti floreali: per ovvi motivi, questo è uno dei punti che vanno tenuti più presenti durante il processo di breeding. Ecco i fattori da considerare:
- Forma
- Dimensione del calice
- Colore
- Quantità di cannabinoidi
- Profilo di cannabinoidi
- Sapore e aroma
- Durazione dell'aroma e i cannabinoidi
- Tipologia dei tricomi
- Quantità e qualità della resina
- Persistenza della resina
- Tempi di essiccazione
Forma delle foglie: questo tratto è importante in quanto consente di capire quale sarà l'adattamento della pianta all'ambiente.
Morfologia: il fenotipo della pianta dipende da fattori quali l'ambiente e le condizioni di coltivazione, ma la predisposizione genetica svolge un ruolo altrettanto importante. La morfologia rappresenta quindi un altro punto da considerare durante il breeding.
Dimensione: la dimensione viene determinata dalle condizioni di coltivazione, dall'ambiente e dalla genetica, e va dunque tenuta presente nei processi di breeding, specie quando lo scopo cui si mira è quello di ottenere una varietà adatta alla coltivazione indoor. In tal caso, conviene evitare la predominanza Sativa nella genetica, altrimenti le piante potrebbero raggiungere dimensioni troppo grandi e generare problemi di spazio nell'armadio di coltivazione.
Produttività: in un mercato sempre più competitivo, creare varietà altamente produttive è l'obiettivo principale di molti breeder.
Potenza: nonostante il paradigma stia gradualmente cambiando, per decenni l'incremento del THC ha rappresentato un'ossessione per i breeder dell'industria. Oggi, invece, molti processi di breeding sono mirati all'incremento di altri cannabinoidi quali il CBD.
Pianificazione preliminare al breeding
Con l'ibridazione si corre anche il rischio che determinati geni indesiderabili (solitamente recessivi) si accoppino e si manifestino nella generazione dopo. Ecco perché e importante che il breeder abbia ben chiari i suoi obiettivi prima di mettersi al lavoro, e che si ponga le seguenti domande:
- Quali tratti sto cercando?
- Quali tratti sto cercando che non si sono ancora manifestati nel fenotipo?
- Quali tratti sfavorevoli, e che andrebbero quindi eliminati, presentano le piante?
Il lavoro del breeder consiste appunto nell'eliminare i tratti non desiderati e nel fissare al contempo quelli ritenuti interessanti, intendendo per "fissazione" un processo volto ad assicurare la manifestazione di un determinato tratto generazione dopo generazione. In fin dei conti, tramite il breeding non viene "creato" niente di nuovo, per così dire, tutto si riduce alla ricombinazione, pur illimitata, di geni che esistevano già e che danno luogo a nuovi genotipi.
"Per la creazione di una varietà nuova, occorre tenere presente quale tipo di pianta si vuole ottenere in modo tale da allevare e selezionare per anni gli individui in linea con l'obiettivo primario, scegliendo quelli più simili alla pianta ideale ed eliminando il resto".
-Luther Burbank (In James 1964)
Norme di base per il breeding
Selezione: costituisce le fondamenta di ogni processo di breeding, che nell'industria della cannabis si basa sulla cosiddetta genetica mendeliana, cioè sull'analisi degli schemi genetici che si manifestano nel fenotipo generazione dopo generazione.
Impollinazione controllata: è fondamentale che l'informazione per la generazione successiva venga trasmessa solo tramite il polline dei parentali selezionati dal breeder in base alle loro caratteristiche.
Partire da un campione ampio: è molto diverso effettuare la selezione sulla base di un campione numeroso piuttosto che su uno ridotto. La migliore pianta tra 10 ha molte meno possibilità di essere significativamente diversa dal resto che la migliore tra 1000.
Avvalersi di alternative: l'utilizzazione di un campione ampio significa disporre di uno spazio grande e coperto, molto tempo e dedizione e grandi risorse finanziarie. La maggior parte dei breeder, però, non ha tutte queste risorse a disposizione e, così, molti di loro fanno ricorso alla selezione precoce, una tecnica che consente di risparmiare spazio grazie alle dimensioni più ridotte delle piantine, le quali mostrano alcuni tratti basici quali il vigore già nel primo stadio di vita.
Quali sono le diverse tecniche di breeding?
Esistono diverse tecniche che possono essere applicate alla creazione di genetiche:
Incrocio: detta anche ibridazione, si tratta di una tecnica consistente nell'accoppiamento di due varietà diverse caratterizzate da tratti eccezionali.
Inbreeding e segregazione: consiste nell'incrociare gli individui risultanti dall'unione dei parentali, cioè quelli della prima generazione o F1, fra di loro per produrre la F2 e selezionare gli esemplari che mostrino i tratti desiderati. Si tratta insomma di incrociare i migliori individui di una generazione filiale con i loro fratelli allo scopo di stabilizzare le caratteristiche ambite.
Back-crossing o retroincriocio: riguarda l'incrocio degli individui di una generazione stabile a sufficienza con uno dei parentali per fissare i suoi tratti desiderabili.
Incrocio ricorrente: si tratta di ripetere un retroincrocio più volte per rafforzare una o più caratteristiche.
Incrocio per la fissazione dei tratti: è l'incrocio di due individui altamente omozigoti al fine di incrementare la frequenza con la quale un determinato tratto si manifesta nella progenie.
Selfing: consiste nell'autoimpollinazione di una pianta in modo tale da ridurre la diversità genetica e incrementare la stabilità.
Obiettivi del breeding
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Il breeding non persegue sempre lo stesso obiettivo, esistono diversi motivi che possono spingere i breeder a intraprendere un processo di allevamento e selezione:
- Migliorare le qualità di una varietà o fissare determinati tratti: talvolta la progenie può presentare un tratto interessante che non era visibile nel fenotipo dei parentali, nel cui caso i breeder dovranno assicurarne la presenza nelle generazioni successive. Ecco perché sul mercato attuale è possibile ritrovare molte versioni diverse di una stessa varietà.
- Creare una varietà nuova: le esigenze del mercato spingono i breeder alla continua ricerca di varietà nuove da offrire al pubblico.
- Replicare una varietà che è stata persa: si tratta di un compito arduo e privo di garanzie di successo nel quale è possibile avventurarsi se per un qualche motivo vengono persi i parentali di una determinata varietà. In tale eventualità, bisognerà riunire tutto il materiale genetico a disposizione e cercare di riprodurre la combinazione genetica smarrita nel modo più fedele possibile. Sebbene i risultati possano essere soddisfacenti, occorre sottolineare che in assenza di tecnologie di laboratorio risulta impossibile ottenere la stessa identica varietà. Detto ciò, con l'impegno, la ripetizione e tanta selezione, e possibile ottenere un'accuratezza di oltre il 90%. Ovviamente, la varietà non sarà identica, ma quasi.
- Creare varietà adatte a diversi ambienti: nell'attualità la marijuana viene coltivata in diversi punti del pianeta e, grazie alla grande capacità di adattamento della pianta, milioni di coltivatori in tutto il mondo hanno la possibilità di ottenere buoni raccolti. In tale ottica, il breeder può creare varietà che, per le loro caratteristiche genetiche, si adattino meglio a determinate condizioni ambientali. Il team tecnico di Dinafem, ad esempio, ha lavorato molto intensamente per creare la Critical+ 2.0, una versione migliorata della Critical+, le cui caratteristiche la rendono più resistente all'umidità e, di conseguenza, più adatta ai climi avversi.
- Incrementare i livelli di determinati componenti: certi cannabinoidi si sono rivelati utili a livello medicinale, motivo per il quale si è lavorato molto nello sviluppo di genetiche contenenti alti livelli di determinati cannabinoidi. Le nuove varietà ricche di CBD sono un esempio calzante. Mentre per decenni i breeder si sono concentrati sull'incremento del THC, con gli studi scientifici che hanno confermato le proprietà medicinali del CBD, è aumentata la demanda delle varietà di CBD puro. Dinamed, la prima varietà femminizzata di CBD puro al mondo, è un ottimo esempio di un lungo e meticoloso processo di breeding a tal fine.
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