- Un tema che l’Italia discute da quasi quarant’anni entrerà finalmente questo settimana nelle aule del Parlamento.
- Lunedì 25 luglio verrà presentata la proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis che i deputati della Camera dovranno votare il martedì.
La battaglia, quella per la legalizzazione della cannabis, iniziata in Italia da quando, nel 1975, Marco Pannella, deputato del Partito Radicale, si fece volontariamente arrestare per aver fumato uno spinello in piazza. Fermo sostenitore della libertà individuale e contrario alle politiche repressive, che dichiarava fallimentari e inutili per l'uomo, paragonava il proibizionismo italiano della cannabis con quello dell'alcol degli Stati Uniti degli anni Venti, che aveva fatto la fortuna di Al Capone e dei gangster americani.
Sono passati molti anni da quell'episodio e anche tante altre disobbedienze. Ad esempio c'è chi come Rita Bernardini, una deputata appartenente allo stesso partito di Pannella, l'anno scorso ha scelto di coltivare sul terrazzo di casa sua una cinquantina di piantine di cannabis. Un gesto provocatorio pensato per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema.
Ma come mai, disobbedienze civili a parte, è da circa un anno e mezzo che il tema della cannabis sembra rimbalzare da un mezzo di comunicazione all'altro? In questo post analizzeremo le tappe e i punti salienti del tortuoso cammino italiano verso la legalizzazione.
Cambio d'ideologia
Secondo i dati ottenuti delle forze dell'ordine il 2013 e il 2014 i sequestri di cannabis e di sostanze derivate dalla lavorazione della pianta sono aumentati del 120%. Si tratta di 147 tonnellate, ma secondo la Direzione Nazionale Antimafia i quantitativi rappresentano solo tra il 5 e il 10% di quanto viene realmente consumato. Intanto nel 2014 la Corte Costituzionale dichiara la legge Fini-Giovanardi incostituzionale, facendo tornare in vigore la legge Iervolino-Vassalli, introdotta in Italia nel 1993, provocando uno sconvolgimento nel sistema penale e di conseguenza nelle carceri e nei tribunali.
Dal 2006 al 2014 infatti l'applicazione della Fini-Giovanardi nei casi di detenzione, produzione e cessione di cannabis non ha fatto altro che generare un numero altissimo di detenuti, il sovraffollamento delle carceri, il sovraccarico di lavoro per il sistema giudiziario italiano e tante altre problematiche socio-economiche cui ancora oggi in Italia si soffrono le ripercussioni.
La vecchia legge infatti dichiarava guerra alle droghe senza distinzione tra pesanti e leggere. Eliminando completamente l'uso personale, le pene inflitte andavano da 6 mesi a 4 anni di reclusione anche per il semplice possesso di piccoli quantitativi di cannabis.
E' evidente che tra le cause del sovraffollamento delle carceri italiane vi è questa legge incostituzionale. La dimostrazione è stato il calo dei detenuti per detenzione e spaccio di stupefacenti passato da 9000 unità a quasi 5000 dopo aver abrogato il carcere nei casi di lieve entità, cioè la maggior parte.
Il fallimento delle politiche proibizionistiche e l'evidente miglioramento socio-economico, riscontrato dopo la decadenza della precedente legge, ha generato una serie di studi e interrogativi da parte dello Stato. Ed è proprio la DNA ad aver iniziato a manifestare un cambio di ideologia riguardo le politiche proibizionistiche attuate fino a quel momento in Italia. Di fronte ai risultati ottenuti i dirigenti della DNA e alcuni parlamentari hanno manifestato un cambio d'ideologia sostanziale riguardo i pro e i contro di questa pianta, muovendo i primi passi verso quel processo di legalizzazione che proprio lunedì verrà discusso in Parlamento.
Ideologie a confronto
Per circa un anno il gruppo interparlamentare, costituito da deputati appartenenti a partiti differenti e riuniti con l'obiettivo di analizzare la questione della cannabis in modo oggettivo, è andato avanti con audizioni ed interrogazioni in parlamento, conferenze e studi specializzati per discutere sul tema e trovare delle proposte fattibili da applicare al sistema nazionale.
Dal momento della sua costituzione il numero dei deputati aderenti all'iniziativa parlamentare è nettamente cresciuto passando da 60 a 220. Un fattore importante che ha influenzato il cambio ideologico all'interno del Parlamento, è stato sicuramente l'esempio di altri Stati che, in questi ultimi anni hanno legalizzato la cannabis con riscontri positivi sia dal punto di vista sociale che economico. Colorado, Uruguay, Canada (solo per citarne alcuni) sono stati sottoposti all'attenzione per capire i possibili effetti positivi che avrebbe una regolarizzazione nel nostro Paese.
Il Proibizionismo è stato dichiarato da studiosi, politici e perfino forze dell'Ordine un sistema fallimentare, mentre l'uso responsabile e regolamentato viene considerato la strada giusta per risolvere i problemi sociali che economici del Belpaese. I recenti sondaggi parlano di un 73% di cittadini italiani consapevoli che è arrivato il momento per l'Italia di seguire la lezione degli Stati che hanno approvato la legalizzazione.
Secondo Benedetto Della Vedova, promotore dell'inter-gruppo parlamentare: "ll proibizionismo sulla cannabis ha portato a un aumento dei consumatori, nessun controllo sulle sostanze e del consumo dei minori, forze di polizia inutilmente impegnate a reprimere il consumo, tribunali e carceri ingolfati e affollati da processi e condannati per cannabis, decine di miliardi di profitti facili per le mafie".
In sostanza il Proibizionismo è stato un "drammatico fallimento" e afferma che "la proposta mira ad allinearsi a quello che sta accadendo in buona parte del mondo libero, dove la legalizzazione ha quantomeno drasticamente ridotto i danni del proibizionismo sulla cannabis e trovato nuove risorse per i bilanci pubblici sottraendole alla criminalità che fino ad allora regnava sovrana sul business". Questo è il messaggio che in sostanza i parlamentari favorevoli alla legalizzazione promuovono con la proposta di legge che verrà presentata.
Una posizione che viene in parte sostenuta anche dal presidente della DNA, Franco Roberti, concorde nell'affermare che la legalizzazione eliminerebbe i grossi introiti generati dal mercato illegale di questa sostanza che vanno ad arricchire sempre di più le casse delle organizzazioni criminali nazionali e di conseguenza le cellule terroristiche internazionali. Ultimamente una serie di sequestri di grosse quantità di hashish e marijuana hanno evidenziato la stretta relazione economica che esiste tra la mafia italiana e i gruppi terroristici islamici. E ciò si evince anche dal cambio nelle rotte storiche del narcotraffico mediterraneo e il relativo cambio di potere, che sarebbe ora in parte in mano a gruppi terroristici.
In Italia come per ogni questione che si rispetti i pareri sono nettamente contrastanti e proprio all'interno del Parlamento e della Giustizia c'è chi schiera apertamente a favore chi è palesemente contrario all'introduzione di una legge che regoli l'uso ed il consumo di cannabis.
Sebbene i dati dell'organismo nazionale antimafia parlino chiaro (come i sequestri effettuati) secondo il procuratore antimafia Gratteri: " uno stato democratico non si può permettere il lusso di liberalizzare ciò che provoca danni alla salute dei cittadini» aggiungendo inoltre che«Il guadagno che si sottrarrebbe alle mafie è quasi ridicolo rispetto a quanto la criminalità trae dal traffico di cocaina e eroina".
Una parte del parlamento continua con un atteggiamento di chiusura: il ministro dei trasporti Marcello Lupi, portavoce del gruppo Area Popolare, proprio in questi giorni ha presentato 1300 emendamenti contro la proposta di legge che verrà votata lunedì. Anche se l'evidente fallimento delle politiche proibizionistiche e i risultati positivi sia per l'uso terapeutico che per quello ricreazionale che registrano i Paesi dove la cannabis è stata legalizzata c'è chi non concorda con questa forma di pensiero e non convinto dei riscontri positivi che la legalizzazione porterebbe si schiera vivamente contro la regolamentazione.
Cosa succedera?
Il voto di martedì verrà dato su ogni singolo articolo del testo e non sul testo complessivo. Ogni articolo di legge potrà essere quindi approvato o respinto. In pratica la legge potrebbe passare ma con delle modifiche al testo originale. Gli occhi sono tutti puntati quindi su come passerà questa legge. E' chiaro che una liberalizzazione intelligente deve conoscere i dati scientifici, e agire di conseguenza.
Bisogna inoltre ricordare quante persone danneggiano le politiche repressive e incostituzionali e le ideologie che non hanno un supporto scientifico oggettivo. Primi fra tutti i pazienti che necessitano di cure a base di cannabinoidi, divisi da strane leggi regionali, che permettono la cura solo per i pazienti residenti nelle regioni "fortunate", lasciando quelli delle altre regioni in mano ad una pericolosa autocura e alle mafie locali. In questi due anni sono stati raccolti dati, è stato in seguito depenalizzato l'uso e crediamo che ora sia arrivato il momento di legalizzarla.
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