Giornata Informazione Macao Milano sulla cann

Giornata d’Informazione al Macao di Milano sulla cannabis terapeutica

  • Una diffusione corretta di notizie dal mondo della cannabis terapeutica alla quale Dinafem Seeds non ha voluto far mancare il proprio appoggio.
Giornata Informazione Macao Milano sulla cann

Si è concluso il primo simposio sulla cannabis terapeutica organizzato da Dolcevita e CannabisTerapeutica.com. Anche Milano è stata protagonista di un momento dedicata alla cannabis, in quest’occasione quella terapeutica. Effettivamente nella capitale economica d’Italia non vi erano stati fino ad ora eventi legati al tema e sebbene sia una delle città più importanti d’Italia mancava una manifestazione che permettesse l’incontro sia tra operatori del settore (grow shop, imprese, aziende, etc) che tra tutte quelle persone interessate ad una maggiore informazione.


Ed è stato proprio questo il motivo per il quale gli organizzatori hanno pensato di promuovere una giornata dedicata alla cannabis terapeutica scegliendo un luogo emblematico come il Macao, spazio occupato per colmare il vuoto di luoghi di scambio e diffusione libero di contenuti, cui la città di Milano risulta ultimamente carente.


Ad alternarsi sul palco del Macao sono stati studiosi ed esperti sulla cannabis terapeutica che hanno spiegato le varie esperienze di terapie a base di endocannabinoidi di cui sono testimoni, i limiti (e i suoi effetti in ambito terapeutico) della nostra legislazione e i nuovi scenari della ricerca italiana. Dinafem Seeds, sponsor ufficiale dell’evento, ha voluto dedicare questa giornata peri incontrare direttamente le tante persone che apprezzano e seguono il nostro lavoro.


Professionisti, da tempo attivi nel trattamento di varie patologie con endocannabinoidi, hanno condiviso le loro esperienze mediche con il pubblico presente.

Il simposio è iniziato con Livio Luongo, ricercatore del Dipartimento di Medicina Sperimentale della Seconda Università di Napoli, che ha tentato di fare chiarezza a proposito dei composti prodotti dalla cannabis (fitocannabinoidi) quando interagiscono con il nostro sistema nervoso.

Fino agli anni Ottanta si pensava che i cannabinoidi producessero i loro effetti attraverso un’interazione con il sistema nervoso. Successivamente gli studi condotti da diversi istituti di ricerca, primo fra tutti il Dipartimento di Farmacologia dell’università di medicina del Missouri hanno dimostrato che il nostro cervello produce già dei composti chimici simili a quelli presenti nella cannabis, gli endocannabinoidi. Essi si legano a due tipi di recettori (CB1 e CB2), presenti in prevalenza nelle cellule cerebrali e nel midollo spinale. I recettori sono proteine che svolgono un ruolo centrale nella comunicazione cellulare, permettendo così lo scambio d’informazioni tra le cellule.


Recenti ricerche hanno dimostrato che attraverso l’assunzione di cannabis, i suoi composti chimici legano ai recettori CB1 e CB2, regolando l’assorbimento energetico del nostro organismo, il movimento degli elementi nutrienti, il loro metabolismo e la loro conservazione. Inoltre agiscono su diverse funzioni del sistema nervoso, dell’apparato cardiaco, del sistema immunitario e riproduttivo.


Un’esperienza pratica viene raccontata dal dott. Hans Leimgruber che operando in Svizzera, paese dove la ricerca medica in questo settore va avanti senza troppi disguidi burocratici, ha confermato di trattare un numero sempre più crescenti di pazienti, cui la maggior parte sono oncologici.


Egli usa così i principi attivi della cannabis nella terapia dei tumori, in particolar modo nei casi di carcinomi all’intestino, nei tumori al seno, ai polmoni, all’utero e dei melanomi.


Molto spesso si è trovato di fronte a malati che se, in un primo momento avevano intrapreso cure farmacologiche, hanno preferito in seguito la cannabis poiché non ha gli effetti indesiderati devastanti tipici della chemioterapia. Tra i soggetti in cura compaiono anche pazienti neurologici, psichiatrici e persone affette da dipendenze. Ovviamente i costi del trattamento dipendono dalla patologia e le cure più costose si verificano nei casi tumorali.


L’elemento principalmente usato da Leimgruber è il CBD: egli tratta infatti farmaci con un contenuto quasi nullo di THC (lo 0,5%), ma contenente CBD al 99%: è un principio attivo che agisce a livello sistemico, intervenendo sul fisico piuttosto che sulla psiche, smorzando così gli effetti cerebrali tipici del THC, utilizzato nel trattamento di altre patologie.

Gli effetti e i benefici del THC vengono spiegati invece dal dott. Bertolotto che nel suo anno di prescrizioni di cannabis terapeutica a Chiavari, in Liguria, ha potuto osservare anche lui un aumento dei malati che richiedono sempre più spesso trattamenti a base di cannabis (nel suo caso il Bedrocan), poiché a parte qualche caso di tachicardia, gli effetti indesiderati sono pressocché scarsi. Al giorno d’oggi il dott. Bertolotto ha in cura con il Bedrocan una settantina di pazienti, tra cui anche persone affette da fibromialgie, artriti reumatoidi e dolori cronici.


Constatando l’efficacia dei trattamenti egli si chiede come mai ancora, a parte le regioni che permettono la somministrazione di preparati a base di endocannabinoidi, il resto d’Italia permetta ancora oggi l’uso di farmaci con evidenti effetti negativi e, continui a considerare la cannabis una sostanza pericolosa piuttosto che un coadiuvante nel trattamento di moltissime patologie.


Questo è un problema che non interessa esclusivamente l’Italia. Sebbene lavori in un paese, sotto questo punto di vista, più liberale come in Svizzera, anche il dott. Leimgruber si chiede come mai la ricerca scientifica si fermi ai soli THC e CBD, quando in realtà i principi attivi presenti nella cannabis sono molti di più e quasi tutti sono utili per l’uomo tra cui i terpeni, sostanze volatili che svolgono un’azione complementare agli endocannabinoidi e che combinati tra loro e con i vari cannabinoidi comportano un’efficacia maggiore, creando un effetto entourage.


Si è scoperto infatti è il mix dei vari composti a dare una maggiore efficacia terapeutica, e non l’isolamento di uno di essi.


La risposta è ancor lontana, e come osserva Marco Ternelli, farmacista ed autore del blog FarmaGalenica, l’Italia vive una sorta di limbo. La legge sull’uso del CBD non è del tutto chiara, ma soprattutto non si tiene conto della presenza dei fitocomplessi, che comprendono un insieme di principi attivi che possono influire sull’effetto farmacologico desiderato.


La cannabis medica dovrebbe avere infatti sempre le stesse caratteristiche in modo che il paziente non si ritrovi con risultati diversi da quelli auspicati. Si tratta quindi di standardizzare i prodotti e di titolarli, in modo da essere sicuri di avere sempre lo stesso risultato sperato.

In questo clima d’incertezza e di mancanza di legislazione c’è chi non è rimasto solo ad osservare ma, come spiega Scott Blakey, alias Shantibaba, breeder conosciuto in tutto in mondo e membro-fondatore del collettivo CBD crew, sono stati in tanti a sperimentare la lavorazione delle piante di cannabis sativa a basso contenuto di THC permesse dalla legge, coltivabili senza problemi legali nel proprio giardino, scoprendo che venivano fuori preparati medici, differenti tra loro per il metodo d’estrazione, ma quasi tutti con effetti terapeutici. La cannabis sativa legale in Europa, contenendo principalmente CBD, iniziava ad essere un supporto per l’automedicazione.

Ed è proprio intorno a questa pianta che girano oggi gli interessi della ricerca scientifica e industriale. Vi è stata una riscoperta di questo tipo di cannabis che ha portato alla nascita di tante piccole e medie imprese, diventando così un valido strumento per contrastare la crisi economica degli ultimi anni.


Se da un lato assistiamo all’affermazione di questa “green economy cannabica”, dall’altro il flusso di informazioni che circolano dopo l’abbattimento di tanti tabù legati al tema (fino a tempo fa anche solo pubblicare un certo tipo di contenuti sul web poteva diventare “pericoloso”) ha creato confusione e disinformazione riguardo degli argomenti che dovrebbero essere trattati prima di tutto da esperti e ricercatori.


Questa è stata una delle maggiori lacune riscontrate durante il simposio: la mancanza di un’informazione corretta soprattutto da parte dei professionisti sanitari. E’ infatti dovere dei medici, e di tutte le persone coinvolte nel sistema sanitario, informarsi in modo adeguato per permettere il benessere dei pazienti.


Grazie all’iniziativa promossa da Dolcevita e CannabisTerapeutica.com, che si spera abbia un seguito, è stata possibile una reale condivisione di nozioni e contenuti, che molto spesso si trovano solo sul web in modo confusionario e approssimativo.


Dinafem Seeds, come collettivo di coltivatori e consumatori di cannabis, si schiera dalla parte di tutte quelle persone che desiderano trarre beneficio da un trattamento terapeutico a base di cannabis al quale ancora oggi per varie ragioninon possono accedere. Per questo motivo intende continuare a dare il proprio appoggio a iniziative come il simposio, avendo tra le priorità la creazione, la diffusione e la condivisione di contenuti appropriati che permattano agli usuari di prendere decisioni sulla base di dati oggettivi e di partecipare attivamente al processo di depenalizzazione della cannabis in atto nel Belpaese.

----------

 

03/12/2015

Commenti dei nostri lettori

Non ci sono commenti ancora. Vuoi essere il primo?

Lascia un commento!

Contatto

x
Contattaci